Sentinelle cercasi

XXXII domenica del Tempo Ordinario

(Sap 6,12-16 / Sal 62 / 1Ts 4,13-18 / Mt 25,1-13)

Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito,  possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.

(orazione di colletta dalla liturgia eucaristica)

Dal Vangelo secondo Matteo (25, 1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Perugia, inizio settembre 2020. La guida turistica invitandoci ad affacciarci dagli spalti della rocca paolina, ci invita a guardare la città da quello splendido punto di vista. Tutt’intorno, al limite dei vecchi confini cittadini, dominano ancora grandi chiese accompagnate da altrettanto imponenti monasteri. Come un po’ ovunque queste costruzioni che hanno segnato epoche passate, divenuti ora caserme, ora sedi di università. E subito penso alle parole di padre Turoldo: Signore, ripopola i molti monasteri ora divenuti carceri e caserme. Fa’ che si riaccendano nel cuore della notte le grandi vetrate delle abbazie ora deserte, e anche delle case di uomini pii faccia la Sapienza sue amate dimore: così questa città e la terra stessa ritornino abitabili. 

Pare davvero che abbiamo perso questo gusto alla vigilanza e preferiamo, ultimamente consumare la vita delle ore serali e notturne. Fino all’alba certo ma ormai stanchi e storditi, senza veglia né riposo alcuno per l’anima che vive in un corpo sempre più dolente e affaticato. Eppure, il brano tratto dal libro della Sapienza che ascoltiamo oggi come prima lettura dice, in forma quasi proverbiale: “Chi si alza di buon mattino per cercare la Sapienza non si affaticherà” (Sap 6,14)

È vero! Devo proprio dire con tutto me stesso che è vero. Cosa da pazzi forse, ma non saprei dire se sono più pazzo io o chi non si coricherebbe mai la sera o la notte. Sto scoprendo la bellezza di questo vegliare per attendere il giorno. È il tempo della preghiera, del mio riflettere… perché poi di giorno si corre, si è rapiti dalle cose da fare e da impegni da portare avanti. Come per tutti. Questa piccola condivisione autobiografica è solo una semplice testimonianza  di quanto possa essere vero un solo e semplice versetto della Parola di Dio. Senza perdermi d’animo, già che molte sono le pagine, non resta che desiderare di vivere tutti gli altri versetti. 

Quando sai, come affermiamo in ogni celebrazione dell’Eucarestia (la Messa) che noi viviamo nell’attesa della venuta del Signore, capita di sostare a pensare come e quando egli possa tornare. Dimenticavo: è novembre! È iniziata la stagione buia dell’anno, dove la luce è cosa rara e proprio in questo tempo, sul finire dell’anno solare, la Chiesa ci invita ogni anno a meditare sulle cose ultime. Si inizia proprio questa grande riflessione con la commemorazione dei fedeli defunti e poi via, in un veloce consumarsi del tempo, fino ai giorni dell’Avvento che sul calendario precedono il Natale, ma che in realtà sono una preparazione alla sua venuta nella gloria. Non vogliamo dimenticare che noi attendiamo la venuta del Signore, così come Egli ha detto. Mistero della fede…

E così capita di immaginare come il Signore verrà di nuovo. Verrà allo stesso modo di come lo videro andarsene via, dice il libro degli Atti degli Apostoli (At 1, 11). Non è un caso dunque che il libro di famiglia, gli Atti degli Apostoli, inizi proprio da questo desiderio di (ri)vedere il Signore. Non verrà neppure in modo da far troppo clamore. Ne saremmo solo che spaventati. E così mi trovo – dicevo – ad amare più l’inizio del giorno che il calare della notte. Vorrei tanto che venisse così il nostro Signore, lo Sposo di questa Chiesa che pare spesso più vedova che felicemente sposata.

E guardare fuori, oltre la finestra mi pare davvero esercizio spirituale: nell’indefinito caos della notte, magari accompagnato da dense nebbie di stagione e di regione, attendere il levar del sole che chiama ad esistere ogni cosa. E poi l’uomo a dare il nome alle cose, alle case… ecco il noce nel giardino, il campo dal calcio dove per il momento i ragazzi non possono più né allenarsi né giocare, ecco le case dei fedeli, parrocchiani noti o meno noti. Ecco, viene ancora un sole che sorge a rischiarare anche oggi quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte per dirigere i nostri passi sulla via della pace. E pare sempre tutto così nuovo, pare sempre che Lui notte tempo abbia ridisegnato il mondo e abbia ricreato anche me. Con qualche ora di sonno. E non oso dunque pensare per coloro che dormono il sonno della pace, per i nostri morti, in quale nuova creazione si sveglieranno se per noi alcune ore di sonno ci danno nuove prospettive, nuove visioni, nuove speranza. 

Ho invitato i piccoli (e sono certo che pure i grandi lo avranno fatto) a lasciare notte tempo il loro telefono cellulare (o smartphone che dir si voglia!) ben distante dal loro corpo, ben distante dal comodino. Li ho invitati ad infilare sotto il cuscino un Vangelo, quello in versione tascabile che utilizzano a scuola per l’ora di religione. Per gustare la verità di queste parole: “In pace mi corico e subito mi addormento. Tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare!” (Salmo 4,9). Non è certo una camomilla addormentarsi con lo smartphone a portata di mano. Non fa altro che agitarci di pensieri.

E oggi, cogliendo l’invito del Vangelo e concedendomi una più libera interpretazione, mi vien voglia di invitarci a puntar la sveglia cinque, dieci, quindici minuti prima ogni mattino. Per scoprire la bellezza della vigilanza, per essere tra quelli che dicono: ” Precedo l’aurora e grido aiuto, spero nelle tue parole. I miei occhi precedono il mattino, per meditare sulla tua promessa” (salmo 118, 147-148). Passatemi l’estrema concretezza di queste indicazioni ma sento proprio che questo tempo è tra i più propizi per dedicarci a fare esercizi per l’anima. A cosa serve lagnarci di ciò che non possiamo fare? Se il corpo non può più muoversi liberamente… è tempo di allenare anche lo spirito. Impariamo a guardare non solo ciò che non c’è concesso di fare, ma cogliamo l’occasione favorevole di fare qualcosa che stavamo letteralmente trascurando. Abbiamo pensato che i consigli evangelici fossero sempre destinati ad altri: ai preti, alle suore, ai frati. Non è soltanto dei monaci il compito della vigilanza. Gesù parla a tutti coloro che ascoltano la sua parola.

E così mi piace pensare a quest’olio che prendiamo perché la nostra vita non si consumi e non si spenga scioccamente, senza sapore. Sempre in affanno e in continua agitazione per cose di poco conto, come potremo illuminare questa notte, noi che siamo la luce del mondo e il sale per insaporire la terra? (Mt 5,14). È tempo di vigilare, di scrollarci di dosso quel torpore che ci fa pessimisti e grigi. È tempo di cercare la Sapienza, il sapore di una vita piena, buona. “Sapienza” è già avere il gusto per questa ricerca, è dare sapore alla vita e assaporarla come non mai.

Praesta meae menti de te vivere et te illi semper dulce sapere” canta l’antico inno di san Tommaso d’Aquino. Traduco: “Concedi al mio spirito di vivere di Te, e di gustarTi in questo modo sempre dolcemente”. Io mi sento di vegliare per questo. Io prego perché tutti noi possiamo gustare la dolcezza dell’amicizia con Dio, della compagnia di Gesù anche in questo tempo. E se sentiste alcuni che parlano di concretezza del Vangelo, di carità da vivere e da fare, più che di parole e di preghiere, dite pure loro che anche questa vigilanza è grande carità. Un abito che avevamo lasciato nell’armadio dei ricordi e che i cristiani non indossavano più! E non abbiate quell’inutile pietà per i piccoli che – poverini – devono dormire un po’ di più. Lo so che anche la domenica sono i primi a saltare in piedi come grilli! Non è forse per questo che li corichiamo presto la sera? E diventar grandi è solo poter uscire la notte?

Svegliarsi al mattino con già nelle orecchie parole simili: “Sbrigati che è tardi. Su, dai, fai in fretta. Muoviti, Spìcciati.” non dev’essere per nulla un buon inizio. E dunque facciamolo questo esercizio di puntare la sveglia quel poco prima che basta. Vegliamo. Vegliamo che non è tardi. Non è mai troppo tardi. La porta non è ancora chiusa. E lo Sposo, se tarda a venire, è solo perché abbiamo a scuoterci dal torpore e ritrovare il gusto della vigilanza.

Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi” (1 Pt 5,8-9)

John Stenmeyer, A signal

Ma non lasciamo che le lampade si spengano:

anche se Tu ritardi, Signore.

Importa sapere che vieni,

che ritorni pur oltre la notte,

che puoi venire ora oppure fra millenium.

anche dopo interminabili veglie

essere certi che torni!

Amen.

Solo badate che l’olio non manche,

non venga meno la vigile attesa,

e se è possibile l’olio vi abbondi

da esser d’aiuto gli uni gli altri. 

(David Maria Turoldo) 


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Piccoli Pensieri (2)

Alba

“Vegliare”. È alimentare la fiamma della fede, mantenendo vivo il mio rapporto con il Signore attraverso:la preghiera, i sacramenti e ringraziare Dio per i suoi doni.
Lo incontro dove vivo un gesto d’amore o compassione, dove ascolto chi ha bisogno di sfogarsi, dove ammiro la bellezza e la perfezione di un fiore.
Ci sono giorni Signore che spreco inutilmente l’olio, preoccupandomi per cose inutili, lasciando sfuggire il presente,il qui e ora.
Aiutami a mettere al sicuro ogni giorno una goccia di olio nel mio cuore, per essere pronta ad accoglierTi con la lampada della fede accesa.

8 Novembre 2020
Rosaemma

La dimenticanza dell’olio per le lampade sembra cosa da poco,ma in effetti è fondamentale nella nostra relazione con Dio…..Vorrei, o Signore, che nelle nostre lampade non mancasse mai l’olio della cura, dell’attenzione e dell’impegno verso Te, del tempo dedicato ad un incontro con Te e alla ricerca di Te, vigilando nella tua attesa….. Perché Tu dai senso alla vita!!!

8 Novembre 2020

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