Senza nulla togliere… anzi!
Masaccio, Cacciata dal paradiso terrestre (particolare), cappella Brancacci, Firenze
Lunedì della II settimana di Quaresima (Dn 9,4-10 / Sal 78 / Lc 6,36-38)
See, I am near, says the Lord
See, I make all things new.
Ecco, sono vicino, dice il Signore.
Ecco, faccio nuove tutte le cose.
Dal Vangelo secondo Luca (6,36-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Il profeta Daniele – nella prima lettura della liturgia di oggi – con un digiuno, una veste di sacco e cosparso di cenere (simboli tutti di privazione), si rivolge al Signore, alla ricerca di una risposta: «Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all’alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! […] A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto» (Dn 9,5.7)
Daniele incarna un certo nostro modo di stare davanti a Dio: affermandone la santità, la perfezione, la fedeltà anche quando non se ne comprendono le vie e i pensieri, umiliando invece se stessi e sottolineando quanto da Lui ci si è allontanati, quanto si è colpevoli e responsabili del male che affligge. Come se non restasse più all’uomo che piangersi addosso: a Dio la giustizia e all’uomo solo la vergogna sul volto. E quando la vergogna è sul volto non resta che nascondersi. E non è un caso che per protestare davanti a chi compie il male, verrebbe da gridare: «Vergogna! Vergogna!»
Il perdono, dice invece Gesù nel Vangelo, non si ottiene nascondendo il proprio volto per la vergogna del male compiuto. È un atteggiamento – potremmo dire – ancora molto infantile. Il perdono invece ha il sapore di un invito a perdonare, ad esporre doppiamente il proprio volto perché sia nuovamente illuminato della luce di Dio e perché il volto dell’uomo sia rivolga nuovamente ai fratelli. Dio non toglie nulla all’uomo, nemmeno quando questi compie il male e ne è consapevole. Il Vangelo non stigmatizza il peccatore ma invita a perdonare come Dio stesso fa. Ed è perdonando che si può scoprire quanto Dio ci fa ricchi di sé, quanto ci riempie della sua bontà. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo.
Non possiamo pregare Dio soltanto per marcare la distanza o la differenza con lui. Non serve a granché. E non è nemmeno quello che Dio vuole. Serve che – pregando – impariamo ad accogliere quell’invito a perdonare che Dio ci ha rivolto. Il risorto non farà che questo: donerà il suo Spirito perché a chi perdoniamo sarà perdonato (Gv 20,22). Davanti al nostro peccato e al nostro male Dio non toglie, non punisce ma ci arricchisce di sé perché guardando a Lui possiamo sempre essere raggianti, senza ombra né vergogna sul volto, proprio come preghiamo nel salmo 34.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
(dal salmo 26)
Il peccato originale dimora in ogni uomo da quando è stato creato. Quando io mi comporto male, faccio del male soprattutto a me stessa, mi sento cattiva, sbagliata e sto male. Ma, proprio per questo, Dio ha istituito i sacramenti. Soprattutto il sacramento della riconciliazione. Ci vuole un vero e sano pentimento da parte mia prima di accostarmici. Dio, come già ho scritto, è misericordia infinita e non impiega neanche un attimo a perdonarmi. Questo implica, dopo la confessione, un desiderio di bene, di non fare del male a me stessa e agli altri e mi fa sentire più leggera. Certamente non devo pensare: sbaglio, tanto Lui mi perdona. È una questione di avere ogni volta un cuore pulito, nuovo. È una questione di giudizio da dare sulla mia vita.