Si nasconde o non lo vedi?
(Es 3,1-6.9-12 / Sal 102 / Mt 11,25-27)
Riteneva beati tutti quei piccoli che un giorno si affollarono davanti a lui mentre parlava del regno, mentre dava istruzioni – molto pratiche – per la vita. Chiamò a se alcuni discepoli; ben presto lì mandò in missione perché parlassero del regno di Dio, della sua vicinanza…. il tempo era ormai compiuto. Attese estenuanti, preghiere infinite al cielo dovevano ora lasciare posto all’accoglienza: aprire occhi, mente e cuore per riconoscere che finalmente i tempi attesi erano giunti. Nell’inviare i suoi discepoli tuttavia li preparava pure all’esperienza del rifiuto.
A volte è più comodo vivere come se Dio non ci fosse piuttosto che riconoscerne la presenza. Fu il suo dispiacere davanti al rifiuto di città nelle quali andò di persona a portare lo stesso messaggio che aveva affidato ai suoi. Maestro e discepoli, tutti coinvolti nella medesima testimonianza: la vicinanza del regno di Dio ma soprattutto la sua paternità e la loro – nostra – figliolanza.
Fu arduo farlo comprendere a coloro che volutamente mettevano quel non so che di distanza tra loro e la povera gente. Un abito un poco più elaborato, qualche cimelio di sacralità religiosa, un gradino in più e il distacco è assicurato. Scrutavano le Scrittura convinti che solo loro potessero esaminarle a fondo e che soltanto loro avrebbero saputo cogliere aspetti difficili da penetrare. E più si incamminavano come fossero pionieri di scoperte riservate a pochi e più si allontanavano, si perdevano, si incartavano.
Da soli non possiamo far altro che credere in un dio sbagliato. Credere nel Dio di Gesù non fu semplicissimo perché crederlo così umanamente coinvolto come in un rapporto padre-figlio è qualcosa che ci lascia spiazzati, ammutoliti, senza parole né preghiere. Qualcuno ci deve accompagnare per mano ad incontrarLo, non perché sia un Dio che ama nascondersi… sono piuttosto gli occhi accecati che non lo vedono. Ma un cieco che si lasci condurre per mano e che impari a riconoscerne la voce, non è lontano dal Padre.
Lì per lì, questo Padre sembrerebbe talora fare preferenze, nel nascondersi agli occhi dei sapienti e degli intelligenti. Non sarebbe nemmeno più il Dio che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (Mt 5,45). Questo modo di parlarne, come di un Dio che si rivela ad alcuni e si nasconde ad altri, è un modo di esprimersi tipico dell’epoca e del linguaggio biblico. Non è Lui che si nasconde, a maggior ragione ora che il Figlio è davanti ai loro occhi! È piuttosto lo sguardo rivolto in direzione sbagliata, sicché pare che Dio sia nascosto agli occhi che più lo vorrebbero trovare.
Gli occhi dei piccoli sono gli occhi dello stupore. Gli occhi di chi vede come fosse la prima volta. Sono gli occhi di chi, ancora incapace di parlare e di dire «papà» o «mamma», semplicemente sorride alla vista di coloro che sanno di esserlo. Dio si lascia trovare ma occorre riconoscerlo presente nelle piccole cose, negli ultimi e nei piccoli, per quanto Egli sia il creatore del cielo e della terra.
Conoscere Dio non è frutto di sforzi umani. È la preghiera di Gesù, il Figlio, stesso che ci otterrà di conoscere il Padre. E questo testo, dentro il vangelo di Matteo, sembra in realtà una scoria di altre preghiere ancora più profonde e accorate contenute piuttosto nel Vangelo di Giovanni. È Gesù stesso a pregare continuamente il Padre perché questa comunione tra loro sia anche per noi. Cosa dunque potremmo dire noi se non questo piccolo e semplice «Amen»? Questa prossimità di Dio con noi, non è frutto di nostre ricerche o di nostre scoperte ma semplicemente il dono di un Padre che esaudisce la preghiera del Figlio, un Figlio che anche nell’ora della prova e del rifiuto non smette di benedire.
Crediamo che al di là di una assenza,
c’è una presenza.
Che al di là della sofferenza,
può esserci una guarigione.
Che al di là della collera,
ci sarà la pace.
Che al di là del silenzio,
deve esserci la Parola.
Che al di là della fine di tutto,
c’è Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-27)
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
O Signore non si esalta il mio cuore,
i miei occhi non si alzano superbi,
non inseguo cose grandi
troppo grandi per me.
O Signore, ho placato il desiderio
ho finito di ambire all’infinito;
ora affido la mia mente
ora affido a te il mio cuore.
O Signore, non abbiamo più bisogno
d’innalzare grandi torri fino al cielo;
non il mio ma il tuo volere
sia annunziato sulla terra.
(liberamente… dal salmo 130)
Questa mattina cercando di meditare su questo Vangelo, ho avuto il desiderio di essere una di quelle persone dotte e sapienti che vedo così serene, certe del loro affidarsi completamente a Dio. Una domanda è sorta nel mio cuore:
” ma cosa vuoi sapere ?”
Lasciati amare è conoscerai davvero Dio! Penso che Gesù scelga di parlare a quelli che accettano la propria piccolezza, senza la pretesa di capire tutto. Riconosco di aver bisogno della Tua misericordia.
Signore, fa che possa avvicinarmi a questi piccoli dal cuore morbido, per essere capace come loro di accogliere la Tua buona notizia!
Quanto ci piace sentirci grandi, guardandoci allo specchio e davanti agli altri. Ci sembra di essere i padroni del mondo.
Invece così ci perdiamo la parte più bella: l’incontro quotidiano col Padre, la Misericordia riservata ai piccoli.
Per fortuna Gesù non smette di pregare per e con noi quando non ne siamo capaci, basta il nostro Amen. Grazie per ricordarcelo ogni giorno in queste riflessioni quotidiane.
Che bella questa preghiera così “semplice” eppure densa. Un promemoria in più a non fissarci troppo dentro le nostre buone (e comode!) norme da osservare. Un promemoria per ricordarsi che il regno di Dio è fatto di cose che crediamo “piccole” e semplici, ma dirompenti, come l’amore. L’amore da condividere attraverso un sorriso donato, una carezza, un momento di attenzione regalato. Momenti “piccoli” ma così importanti!