Siamo agli sgoccioli?
Sabato – II settimana di Avvento
(Sir 48,1-4.9-11 / Sal 79 / Mt 17,10-13)
Un uomo venne mandato da Dio a chiudere i rubinetti del cielo. Ci fu una grande siccità ed una conseguente carestia. Ma perché? Un segno che potesse risvegliare la sete e orientare il cuore di quegli uomini verso il cielo che tanto e da molto tempo ormai s’era fatto vicino. Una volta di più, s’erano dimenticati di Dio preferendo gli dèi dei popoli vicini. Ma quella siccità fu solo avvertimento. I segni stavano altrove. Al tempo di Elia, il tisbita. Proprio lui fu scelto da Dio perché andasse ad avvertire il re Acab di quanto stava per accadere. E siamo sempre lì: c’è una parola da ascoltare, un messaggio con un mittente chiaro e un destinatario preciso.
Grande vicenda quella del profeta Elia tanto da essere ricordato come uno dei più grandi profeti. Neanche a farlo apposta, nella lettura continua de “La Bibbia dei Bambini”, scritta da Silvia Vecchini che stiamo facendo quotidianamente tramite audiomessaggio, proprio questa sera ascolteremo la vicenda del profeta Elia. Uomo discusso e controverso, come tutti gli uomini mandati da Dio, la vicenda di Elia ispirerà anche musicisti e scrittori più vicini a noi. Nel 1846, Mendelssohn compose Elias, un oratorio sulla vita del profeta. Nel 1998 viene publicato in Italia il libro Monte Cinque di Paulo Coelho. L’autore narra da un punto di vista introspettivo i tormenti e le lotte di questo profeta.
Elia è l’uomo che risuscita il figlio della vedova di Zarepta, colei che aveva creduto – a differenza del re e del popolo – alla parole del profeta che le chiedeva da mangiare per giorni senza temere di condividere il suo pane che, ad occhio umano, sembrava finire. La donna credette alla parola del profeta che le annunciò che farina e olio non si sarebbero esauriti assicurando alla donna, a suo figlio e al profeta di sussistere durante la carestia. In tempi di grandi segni dal cielo, Elia sembra ristabilire l’ordine mettendo l’accento sulla semplicità e sulla piccolezza. Fu lui a fare strage di nemici e quando si sentì minacciato dalla regina Gezabele per quel massacro, dovette fuggire sul monte Oreb. Ed è lì che Dio stesso ristabilisce ogni cosa per il suo profeta. Dio non parla nel tuono, nel terremoto, nel fuoco… ci fu la voce di una brezza silenziosa. Quel leggero soffio è distintivo di Dio e non la forza che stermina e uccide per affermare supremazia.
Elia fu assunto in cielo su un carro di fuoco. Il suo mantello, lasciato cadere sulla terra, designò il suo successore. Ma per il fatto che non fu visto morire, qualcuno ancora attende seriamente il suo ritorno. Nella cena pasquale degli ebrei, ancora oggi, si apparecchia la tavola con un posto in più… si sa mai che Elia facesse ritorno.
Scesi dal monte Tabor, dove la figura di Gesù apparve, per i tre discepoli saliti con Lui, in tutta la sua chiarezza mentre dialogava con Mosé ed Elia, avendo Gesù vietato di parlare di quanto appena accaduto, trovarono interessante riaprire il dibattito attorno alla figura di Elia. E così, fuori da ogni visione, Gesù dirà chiaramente che Elia ha già fatto ritorno. Giovanni Battista è proprio quell’Elia che doveva venire a preparare l’imminente venuta del Messia. In altri termini, Gesù stesso è da considerare come il Messia finalmente giunto, già che al ritorno di Elia sarebbe succeduto proprio il Cristo.
Di Elia, si dice nel libro del Siracide che egli è “stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore”. Se dunque Elia, stando alle parole di Gesù, è tornato e di conseguenza è finalmente arrivato pure il Messia, perché ancora permangono disordini, violenze e ingiustizie? La questione per i discepoli di tutti i tempi sta racchiusa proprio qui. Se è giunto a noi il Messia, perché il suo regno tarda ad instaurarsi definitivamente? Il problema dunque sta tutto in un rifiuto che ancora pare perpetuarsi, in un messaggio che non trova orecchie che lo ascoltino? Una domanda: abbiamo ancora bisogno di profeti?
Il film “Troppa grazia” che proprio ieri sera qualcuno ha potuto vedere, si conclude con un’immagine più che evocativa: una madre – con tutti i suoi problemi – prende per mano la figlia adolescente e la conduce sotto la crosta terrestre a scoprire quel fiume carsico di grazia divina che scorre dentro di noi. Un’improbabile apparizione mariana che sostiene tutta la trama del film, altro non è che una parola che invitava ad ascoltare quella sete che ci consuma e quella Parola che può condurci a trovare ristoro per le nostre vite, sempre irrequiete e minacciate. Quell’acqua che non scendeva più dal cielo dai tempi di Elia, ha una sorgente dentro di sé, come Gesù stesso dirà alla donna Samaritana. Ecco il segno di Elia. E l’uomo, in superficie, – sempre in riferimento al film – continua a costruire centri commerciali, nuovi templi al dio denaro. È nel profondo dell’uomo che zampilla l’acqua che può dissetare il nostro cammino nel deserto.
Padre,
invochiamo la tua presenza in mezzo a noi,
Rendici disponibili ad accogliere il tuo Spirito.
Nella libertà del tuo agire,
Tu ci vieni incontro per abitare con noi,
dacci l’umiltà che ci rende pronti ad accoglierti
nel tempo che è il nostro.
Padre, ascoltiamo la tua parola, incarnata in Gesù,
parola che guarisce, perdona e crea,
nella libertà del tuo amore,
Tu ci vieni incontro come l’altro da noi,
dacci il coraggio di amarti in chi si presenta a noi.
Amen
Dal Vangelo secondo Matteo (17,10-13)
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
La tua Parola è molto vicina,
Signore nostro Dio,
molto vicina è la tua grazia.
Vienici incontro
con la tua potenza e la tua misericordia.
Non lasciare che siamo sordi alla tua voce,
ma rendici aperti e ricettivi
per Gesù Cristo, tuo figlio,
che verrà per cercarci e salvarci,
oggi e ogni giorno, fino all’eternità
(Huub Oosterhuis)
L’ubbidienza a Dio ha un prezzo da pagare, che spesso è la solitudine umana, sia fuori sia dentro la Chiesa.
Il profeta Elia “la voce scomoda” di Dio.
Grazie Don Stefano
Ieri sera ho visto il film e ho compreso che davvero l’uomo ha bisogno di vivere un cammino interiore per trovare un misura di pace in mezzo al disordine del cuore
L’ascolto è un bisogno.