Sotto i nostri occhi

Santi Filippo e Giacomo

(1Cor 15,1-8 / Sal 18 / Gv 14,6-14)

Quella sera nel Cenacolo compresero che Dio aveva un volto di Padre e che i tratti di quel volto si riflettevano nel Figlio. Non parlavano più di Dio come fosse lontano e sconosciuto. Men che meno come fosse un oggetto da studiare. Compresero che c’era una relazione, un rapporto. Non per questo fu semplice capire quella parole del Figlio. Certo è che se in quel momento fu più chiaro che Dio è Padre: desiderare di vederLo pareva qualcosa di meno pericoloso di quanto lo fosse fino a prima che nascesse il Figlio stesso.

Vedere Dio è certamente un desiderio da credenti ma è risaputo che questo è possibile solo e soltanto dopo la morte. E quella sera il Figlio Gesù parlò più chiaramente della sua morte. Filippo, illuminato per un attimo da quel desiderio di vedere Dio, desiderio più forte della morte stessa, non può far altro che osare la domanda: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Non desiderare più nulla, non aver bisogno di altro. Al resto ci penserà il Padre. Ogni figlio lo sa bene. Il Figlio vive di questa certezza: il Padre veglia sul cammino del Figlio.

C’è un altro uomo che chiese apertamente di vedere Dio: Mosè. Egli chiede di poter vedere Dio, come oggi Filippo chiede a Gesù di mostrargli il Padre. Lo chiede con altre parole, chiede di vedere la gloria di Dio, la sua presenza, ma la domanda è pressoché identica. 

Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» Il Signore gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del Signore davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà».Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere». E il Signore disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere». (Esodo 33,18-23)

E dopo che Mosè aveva parlato con Dio il suo volto era tanto luminoso da essere costretto a portare un velo per attenuare l’intensità di quella Luce che gli aveva rischiarato le idee su come condurre quel popolo accecato dalla paura. Anche questo desiderio è da credenti: avere un volto luminoso che rifletta la Luce di un incontro. Certo è che in Gesù, quel Figlio amato e che ha saputo amare, è passata sotto i nostri occhi tutta la bontà di Dio.

Io non saprei neppure dire se gli uomini di oggi, nostri contemporanei, abbiano ancora questo vivo desiderio di vedere Dio. Sembriamo così distratti. Preoccupati di altro. E quest’altro è certamente anche qualcosa di buono. Tuttavia ci sono degli istanti precisi, dei momenti o dei giorni in cui questo desiderio pare bucare la dura scorza di un’apparente indifferenza a Dio. 

Gesù stesso rivela ai suoi discepoli quella stessa figliolanza di cui essi sono partecipi, spiegando che pure loro potranno mostrare il volto del medesimo Padre. Ci sono delle opere che anche noi possiamo compiere perché sia ancora sotto gli occhi di molti questa bontà di Dio, quella che è da sempre. Ecco cosa potremo chiedere nel nome di Gesù: che cada sotto gli occhi di tante persone questa bontà.

O Padre,
che silente e amoroso accompagni la Vita
prima del suo nascere e,
col tuo immenso amore – in origine –
ne covavi ogni filo di Luce,
manda ancora il vento del tuo Spirito
perché ogni cosa e ogni cuore
siano ricreati
nella soavità della tua dolcissima presenza.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,6-14)

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

E come si fa a conoscere il tuo volto
te lo spiego io:
basta vedere qualcosa 
che reca la tua impronta,
E noi siamo pieni dette tue impronte,
come se Tu fossi passato in ogni casa
a lasciare i segni visibili
del tuo potere.
Gesù […]
sei il mio stesso sguardo.
Molti mi guardano negli occhi
e rimangono estatici
perché capiscono che io ti ho visto,
che ti ho sentito,
o che perlomeno qualche volta
ti ho anche tradito.

Alda Merini, Corpo d’amore – un incontro con Gesù


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Piccoli Pensieri (2)

Dania

“Fermezza nella fede, perseveranza nel servire e costanza nel pregare” (Papa Francesco al termine del rosario di sabato 1 maggio). Ecco l’essenziale che libera dal superfluo e riconduce tutto all’essenza, che è relazione da riscoprire in queste 3 cose. Una formula “semplice” per restare, come tralci, attaccati a quella vite che è vita, perché dona la linfa vitale, fedeli all’Agricoltore e fiduciosi dell’opera e della cura delle Sue mani.

3 Maggio 2021
... Alba

Non mi è facile riconoscere la presenza e la volontà del Signore nel mio quotidiano. Nella mia vita il Signore c’è sempre, perciò quando mi capita qualcosa, bella o brutta, devo pensare a cosa Lui vuole farmi capire e dove vuole portarmi. Gesù dice che Lui è la Via, la Verità e la Vita.
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Io devo solo fidarmi di Te.

3 Maggio 2021

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