Su quale piede danzare?
(Is 48,17-19 / Sal 1 / Mt 11,16-19)
IN ATTESA
Ora che lo sguardo
ha sapore
di disincanto,
gli occhi passano in rassegna
– dolce ironia –
libri e libri affastellati
nel disordine inquieto
degli scaffali.
Raccontano deliri di onnipotenza
la voracità degli occhi
i miei
cui nulla andava negato.
Rimangono sempre in attesa.
Ma di un altro.
(Angelo Casati, E non avere occhi spenti, ed. Qiqaajon)
Dal Vangelo secondo Matteo (11,16-19)
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Ieri sera sono rientrato molto tardi. Per strada segni inconfondibili dell’inverno: nebbia e strade ghiacciate, temperature sottozero. Si procede lentamente, molto lentamente. La neve qui non è arrivata. Il lago di Garda vicinissimo mitiga anche se il monte Baldo, dall’alto dei suoi 2228 metri innevati, soffia a valle un vento gelido. Questa mattina – ragion per cui non ho postato all’orario rituale – alle prime luci dell’alba sono uscito a fare due passi in compagnia di Yuki e Grigio per ricaricare le batterie alla luce del sole che stava per sorgere e pareva farsi spazio tra le nebbie della notte che si stavano diradando. Un modo per riconciliarsi con la natura, soprattutto quand’è lei a ricordare dell’uomo la sua piccolezza.
Camminando l’erba sembra rompersi, frantumarsi o almeno scricchiolare a motivo della gelata notturna. Poi è la stessa erba, già calpestata, a farsi scivolosa. Si fa più attenzione a dove si mettono i piedi. I cani invece hanno l’agilità di sempre e non accennano ad aver freddo alle zampe. Le piccole valli naturali tra un colle e l’altro diventano spesso casse di risonanza di suoni e di rumori di stagione. Il grugnito disperato di uno o più maiali fa davvero male al cuore. Sono i giorni in cui l’uomo prepara le sue feste. E questa è la fine di certi animali. Non ce l’ho con alcuno: né con chi deve uccidere il maiale, né con il macellaio, né col norcino che prepara miscele di spezie per insaccati; né con chi gusterà al suo palato, distinguendo perfino un salame migliore da un altro. Quel grido animale di buon mattino, amplificato dalla valle però strazia. Così come alcuni giorni fa, fece male il suono sordo di due cedri del libano abbattuti con la forza di un solo colpo di pala meccanica. Una matita che spezza amplificata all’ennesima potenza. Sono i gemiti della natura che soffre. Dio si ritirava mentre l’uomo sacrifica la natura e fa progetti per estende il suo dominio… sempre – o quasi – a detrimento di qualcuno.
Io ben so da dove viene questo disgusto al verso di ribellione dei maiali. Non ce l’ho nemmeno con il celebre regista de «L’albero degli zoccoli», ma quella scena vista per di più sul grande schermo, di cui stamattina ho sentito nuovamente e solo l’audio, mi dovette impressionare non poco. È lì che la memoria va a pescare.
E così camminando penso. Penso e mi chiedo: «Ma in principio era così?». Probabilmente no. Ora sono i riti e i ritmi dell’uomo: del suo lavoro e delle sue feste. Dura lex, sed lex. L’uomo cacciatore per vivere deve uccidere. È dura legge. Avessimo almeno aumentato la capacità di condividere… Mi si racconta di un eccessivo consumo di carne, così tanto che la terra è sfruttata per coltivare foraggio che nutra gli animali che l’uomo deve mangiare. Non parlo di questione vegetariane o vegane. È piuttosto il tema della condivisione e del suo uguale-contrario: la sobrietà. Quelle grida di animali condotti al macello per un attimo mi fanno pure immaginare cosa doveva essere la vita attorno al tempio di Gerusalemme, dove perfino a Dio si sacrificavano tori, vitelli e capri. E ciascuno intonava il suo straziante lamento. Tranne l’agnello mansueto, condotto al macello.
È difficile camminare a passo d’uomo. È difficile capire dove mettere i piedi. È difficile capire su quel piede danzare. Eppure camminare, camminare con passo disinvolto ma rispettoso, e perfino danzare è ciò che l’uomo vorrebbe fare. La pagina di Vangelo che oggi ascoltiamo è forse quella che risuona, nel fondo della coscienza, nella sua perenne verità. Non c’è generazione che abbia ascoltato queste parole che non riesca a dire: «È davvero così! È sempre così!». Ma allora nulla cambierà? L’umanità e ogni singolo uomo dovrà sempre fare i conti con questa incapacità a riconoscere il momento favorevole, il dono fatto al presente? Quanto ci rifugiamo nel passato! L’uomo nella sua dimensione religiosa in questo è campione. Guardare avanti sembra solo utopia, quando non è distonia. La sapienza è personificata al femminile come di una madre che conduce i propri figli verso il Bene, il Buono, il Bello.
In un mondo sempre più polarizzato tra eccessi e contrapposizioni, sobrietà mi sembra una parola adeguata per ritrovare, se non un passo di danza, almeno un passo per camminare in questo mondo e non da soli.
Così dice il Signore:
«Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena;
non sarebbe mai radiato né cancellato
il suo nome davanti a me”.
(Is 48,17-19)
E invece eccoci qui a sospettare perfino che la discendenza s’è fatta troppo numerosa e che qualcuno debba essere buttato a mare, o lasciato fuori dalla porta a morire di stenti. Eppure nelle solitudini forzate dei vari confinamenti causati dalla pandemia, invocavamo vicinanza, fratellanza. Chiederei con voi il dono della Sapienza, più amore per la sobrietà e una maggior capacità di condivisione con chi non ha o non può avere.
Rientrato dalla mia passeggiata nella natura, da un’altra collina di fronte a casa, un amico registra quel piccolo video che trovate in fondo a questa pagina. C’è di che danzare di gioia: l’eleganza di quel cavallo anche nel gesto animale di mangiare e il sole che dipinge il cielo. Laudato sii, mio Signore!
Laudato sii mi’ Signore
con tutte le tue creature
specialmente Frate Sole
che dà la luce al giorno
e che ci illumina per tua volontà
raggiante e bello con grande splendore
di Te è l’immagine altissimo, altissimo Signore.
Laudato sii mi’ Signore
per Sora Luna e le stelle luminose e belle.
Alleluia, alleluia. Alleluia, alleluia, alleluia.
Laudato sii mi’ Signore
per Sora Luna e le stelle luminose e belle.
Laudato sii mi’ Signore
per Sora Acqua tanto umile e preziosa.
Laudato sii mi’ Signore
per Frate Foco che ci illumina la notte.
Ed esso è bello robusto e forte,
Laudato sii, laudato sii mi Signore;
per Frate Vento e per Sora Aria
per le nuvole e il sereno
per la pioggia e per il cielo.
Per sora nostra Madre Terra
che ci nutre e ci governa, o altissimo Signore.
Alleluia, alleluia. Alleluia, alleluia, alleluia.
Laudato sii, mi’ Signore
anche per Sora nostra Morte corporale.
Laudato sii, mi’ Signore
per quelli che perdonano per il tuo amore.
E per l’anima.
Per sora nostra Madre Terra
che ci nutre e ci governa, o altissimo Signore.
Alleluia, alleluia. Alleluia, alleluia.
Alleluia, alleluia. Alleluia, alleluia.
Tutto questo ci scalda il cuore. Alimenta l’anima e ci dona un grande senso di pace. Grazie per averlo condiviso.
Anni fa Margherita Hack disse che si dovrebbero portare i bambini a vedere cosa sono i macelli. Una volta erano in città, e capitava più di frequente di vedere e sentire le bestie che venivano portate. Oggi sono ben lontani, nessuno sa più cosa succede. Per i bambini la carne è un bell’involtino incellophanato dal supermercato. Non ce n’è tanti che allevano e macellano in fattoria, e nemmeno tanti che coltivano la propria terra. Andiamo al supermercato e ci siamo “scollati” dalle fatiche e dalle sofferenze (umane ed animali) che sono correlate allo stimolo fisiologico della fame e non ci poniamo più tante domande… Ora non è che da domani bisognerebbe “smettere di andar al supermercato”, li sfrutto e trovo comodissimi anche io! Ma è innegabile che questo fatto di avere tanto “a portata di mano” ci ha portati un po’ tutti a non considerare più di tanto ciò che ci sta dietro. Questo soprattutto credo sia un gran peccato, perché di fatto ci inaridisce.
Non è male, di tanto in tanto, cercar di capire da dove viene ciò che mangiamo, quante persone ci hanno lavorato, già questo credo aiuterebbe molto a sprecare meno e valorizzare di più ciò che abbiamo.
Dando così un valore un po’ diverso anche alla nostra vita.
Bellissimo questo video,ancora più bello il sorgere del sole accompagnato da tanto silenzio….Signore, veramente ci insegni per il nostro bene…