Sycon-morus

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Data :16 Novembre 2021

Eccoci finalmente entrati in Gerico, una delle città più antiche del mondo. Città ricca di storia. La parte più antica della città è praticamente sepolta sotto colline di terra che, comunque sia, ne stanno impedendo il deterioramento. Tempo e denaro ci vorrebbero per riportare alla luce le antiche dimore. Chissà! Forse si troverebbe anche la casa del più ricco pubblicano, Zaccheo, la casa nella quale Gesù si fermò per quel divino dovere di incontrare l’uomo perduto.

Ma il Vangelo di Luca, prima di portarci in casa di quest’uomo temibilissimo, ci dà appuntamento proprio laddove Zaccheo diventò improvvisamente più alto di statura, per quella curiosità di vedere Gesù di Nazareth di cui si faceva un gran parlare. Come Zaccheo, anche noi siamo debitori verso quell’albero che gli permise l’incontro. 

Leggo qualcosa in più di quest’albero, chiamato comunemente sicomoro. Mi addentro in una piccola ricerca botanica. Originario dell’Egitto, tanto che viene pure chiamato Fycus Aegyptia. Il suo nome scientifico è Ficus sycomorus. Parola composta di due vocaboli che dicono le caratteristiche stesse di frutti e foglie. I frutti (sycon) sono dei siconii, nome tecnico dato agli involucri carnosi, come i fichi appunto. È un albero che fruttifica più volte l’anno e per questa sua generosità i frutti del sicomoro, certamente meno dolci dei fichi ma comunque nutrienti, venivano spesso impiegati per nutrire gli animali e anche i poveri. Un po’ come le carrube. Le foglie sono simili a quelle del gelso (morus). Da qui dunque sico-moro.

La storia di Gerico si intreccia con la storia dei sicomori, e la storia del sicomoro si intreccia con la storia del re Davide che addirittura, negli anni del suo regno, costituì dei sovrintendenti alle estese piantagioni di sicomoro. Nella terra delle sue origini, l’Egitto, il sicomoro era albero sacro per la dea Hatron, dea della gioia e dell’amore, «la signora del sicomoro». Scopro, in questa piccola ricerca botanica, che gli egiziani utilizzavano proprio il legno di sicomoro per la creazione di sarcofagi: tenero da poterlo lavorare nelle forme desiderate e nonostante ciò ben resistente al deterioramento. L’albero del sicomoro diventa quindi altamente simbolico per quel passaggio dalla vita terrena alla vita nell’al di là. Del Sicomoro si conosco pure molte proprietà fitoterapiche: la sua resina veniva utilizzata come rimedio a diversi mali come la guarigione di pustole o l’eliminazione di vermi intestinali. 

Chiuso questo breve excursus di botanica, possiamo meditare il brano di vangelo di oggi. Fate da voi le considerazioni tra la simbolicità di quest’albero e la bellezza di questo incontro. Senza dimenticare che l’albero, come si legge nei Salmi, è simbolo dell’uomo stesso. Quest’albero che servirà a Zaccheo per vedere Gesù sperando pure di passare inosservato tra le sue foglie, andrà ricordato nella botanica della fede che Gesù è venuto a portare sulla terra.

Nulla di religioso in questo incontro. Siamo ben oltre tutti i riti. Zaccheo non sa neppure che stava profanando un albero sacro per gli antichi egizi. E l’Egitto non è lontano. Ma l’Egitto è anche il luogo simbolo delle schiavitù. Zaccheo, come un sicomoro generoso che fruttifica quattro volte l’anno, quattro volte tanto restituirà ciò che aveva rubato. Un albero e un banchetto in casa sono gli strumenti di cui Gesù si serve per convertire il cuore di Zaccheo. Zaccheo, a bordo di quell’albero che dunque è solo un mezzo, uno strumento, ritroverà la Vita vera. Più dell’essenza di sicomoro, Gesù guarisce Zaccheo dal tarlo che lo consuma: l’avidità. 

Vieni, santo Spirito!
Fa’ crescere il nostro desiderio, 
accentua la nostra ricerca,
e sarà Cristo stesso a venirci incontro 
e dalla sua Parola ci lasceremo trovare. 
E salvare.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Le cose che ci insegni, Signore,
con questo tuo Vangelo!
Tu che passi sulla strada di tutti
ma vuoi che tutti ti cerchino,
allora Tu stesso ti inviti
e vai nella loro casa,
e appena tu entri
ecco la ricchezza che esce
ed è divisa con i poveri.

(David Maria Turoldo) 

Il sicomoro: frutti e foglie

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Piccoli Pensieri (5)

Arianna

L’affondo botanico di oggi mi ha colpita parecchio. Un albero sacro per i pagani ma generoso con tutti, che funge da scala per Zaccheo il peccatore. Una pianta umile, ma sfruttata per forgiare le tombe dei re, che assiste al passaggio del Signore con un ruolo un po’ da “coprimario”. Una pianta che, dalla descrizione che accompagna il brano di oggi, par avere molto a che fare con il Cristo, nella teoria come nella pratica, ed è bello da scoprire!

16 Novembre 2021
Dania

Che bello questo passo di Vangelo…un inatteso incontro in una giornata che poteva quasi sembrare prevedibile. Bello come il testo di un canto che al solo ascoltarlo o cantarlo mi fa venire la pelle d’oca: “Era un giorno come tanti altri e quel giorno Lui passò, era un uomo come tutti gli altri e passando mi chiamò.
Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello come mai vedesse proprio me nella sua vita, non lo so.
Era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò.

Tu Dio che conosci il nome mio
fa che ascoltando la tua voce
io ricordi dove porta la mia strada
nella vita, all’incontro con Te”.

Dio è in alcuni incontri che facciamo nella nostra vita…dove ci saranno carità e amore.

16 Novembre 2021
Emanuela

Leggo dello sguardo di Gesù che si alza verso Zaccheo e la mente va allo sguardo di Gesù a Pietro, dopo che lo ha rinnegato mentre viene condannato.
Ed è sempre uno sguardo di salvezza e perdono, mai di rimprovero.
Nessuno sa guardarci così, nemmeno noi stessi. Solo Lui.

16 Novembre 2021
... Alba

” Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.”
Gioia è quando mi accade qualcosa di straordinario che ho raggiunto.
Gioia è quando incontro una persona e lei sceglie proprio me.
Gioia quando qualcosa di inaspettato investe la mia vita e la cambia completamente.
Gioia è quando incontro il Signore dentro di me e risveglia il desiderio di essere una persona migliore, dentro ai miei limiti, alle mie fatiche, perché so che sulla mia strada sta passando Lui

16 Novembre 2021
serena

Il Maestro dice alla nostra anima queste parole «Affrettati a discendere perché bisogna che oggi mi fermi nella tua casa» (Lc 19,5). «Il Maestro ridice incessantemente alla nostra anima queste parole che rivolgeva un giorno a Zaccheo. «Affrettati a discendere». Che cosa è mai questa discesa che esige da noi, se non il penetrare più a fondo nel nostro abisso interiore?». Quest’atto «non è una separazione esterna dalla cose esteriori, ma una solitudine dello spirito»

(Santa Elisabetta della Trinità, Carmelitana, tratto dallo scritto Come trovare il cielo sulla terra)

16 Novembre 2021

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