Una festa nel cuore dell’uomo

Taizé, la tomba di Fr. Roger e di altri monaci

Arrivati a Taizé ci accoglie una pioggia battente. Si alternano brevi istanti di tregua. Prima della preghiera serale, ci sediamo sotto una delle tende dove si svolgono, nel corso delle giornate, i vari «workshop»… quelli che si potremmo chiamare «laboratori di ascolto». E poiché dall’ascolto può nascere la fede, si comprende quanto decisivi possano essere questi tempi che, assieme alla preghiera, scandiscono le giornate di Taizé. Bernard, un giovane monaco catalano ci affida ad un ancor più giovane ragazzo italiano, venuto qui a febbraio per passare nella comunità di Taizé un periodo di volontariato e, come comprenderemo ascoltandolo, di riflessione e discernimento personale. 

Qualcosa dal sapore di Vangelo sta accadendo. Potremmo dire una vera conversione: quarantacinque adulti stanno ad ascoltare un giovane ventunenne che prova in poco tempo a farci conoscere il luogo in cui ci troviamo. «Se dovessi dirci in poche parole cosa è stata per te questa esperienza – chiede una di noi – cosa diresti? Cosa ti porti a casa una volta lasciato Taizé?». Si potrebbe perfino notare che la domanda viene dalla bocca di chi ieri ha festeggiato il suo compleanno, sicché la risposta appare ai nostri orecchi ancora più sorprendente: «Venire qui è stato per me come rinascere una seconda volta». È Vangelo puro tutto quello che accade durante questo breve incontro: un gruppo di adulti in ascolto di un giovane, quando solitamente ci poniamo davanti ad essi come persone che hanno tutto da insegnare, tutto da dire loro. Taizé fa anche questo: ispira la fiducia e la confidenza e così, il più giovane, l’ultimo nato, diventa narratore di qualcosa che ha a che fare con il regno di Dio, già presente in mezzo a noi. 

Chi passa per Taizé per un periodo di volontariato e riflessione, riceve dalla comunità dei monaci piena fiducia: istruiti brevemente sulle mansioni che lì si potranno svolgere, subito si diventa responsabili e con impegno e coscienza si porta avanti il proprio compito assegnato, permettendo alla comunità di poter restare accogliente, fedele alla sua missione dei primissimi giorni, dei primissimi anni. 

Terminato l’incontro, prima della preghiera serale, ci spostiamo vicino all’antica chiesa del villaggio di Taizé, dove nel cimitero riposa Fr. Roger, il fondatore. Anche la sua tomba, assieme a quelle di altri fratelli svela il mistero di Taizé. È l’immagine di copertina. Un muro di cinta delimita il piccolo cimitero, pare un recinto di pecore che riposano al sicuro. Ogni tomba  è perimetrata da un piccolo cordolo di pietre squadrate. Il tempo trasforma lentamente queste tombe in un giardino vivo, pasquale. Quelle pietre non segnano più il perimetro della sepoltura ma sembrano diventare una scala che sale in alto. E come in vita quei fratelli hanno vissuto insieme tessendo la comunione, così la vegetazione fa già di quelle singole persone sepolte, un tutt’uno, una comunione più grande. A Taizé si prova a vivere in terra lasciando intravedere come potrebbe essere il cielo. In cima a queste tombe semplicissime ve n’è una coperta da una lapide in pietra. È la tomba della sorella di Roger, Geneviève. Una scritta: «Le Christ resuscité vient animer une fête au cœur de l’homme – Il Cristo risorto viene ad animare una festa nel cuore dell’uomo»

Dal Vangelo secondo Matteo (9,9-13)

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Gesù Cristo,
donaci un cuore risoluto
che ti resti fedele.
Tu, il Risorto,
getti in noi la luce del tuo perdono.
Lì consiste il dono perfetto.
E, per ciascuno, osare il perdono
risveglia la gioia di Dio in noi.
Gesù nostra pace,
donaci la più grande delle gioie:
i medesimi pensieri,
lo stesso amore,
un’anima sola.


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Piccoli Pensieri (5)

Suor Regina

Che bella esperienza! Certamente porterà frutto laddove ognuno ritornerà alla sua vita quotidiana. Sentire parlare di Taizé mi fa tornare in cuore altri testimoni del Vangelo: Giovanni XXIII, Davide Maria Turoldo, don Milani, don Tonino Bello….gente piena di freschezza evangelica che, ancor oggi, non invadono ma attraggono…Grazie per queste condivisioni e buona continuazione.

1 Luglio 2022
Arianna

Che belle queste testimonianze che state condividendo, aiutano davvero a “tenere il segno” del Vangelo nella vita quotidiana.
Leggere di questo ragazzo che si dice “nato una seconda volta” dal suo arrivo a Taizé è un po’ come sentire l’eco dell’esperienza di Matteo, chiamato dal banco delle imposte, e toccare con mano come ancora l’onda dello Spirito Santo agisca nell’apparente immutevolezza delle nostre vite, riberberandosi e spandendosi. È un bellissimo promemoria di speranza, grazie!

1 Luglio 2022
Sebastiano

Semplicemente grazie perché leggere la Parola e ascoltarla tiene vivo nel cuore il desiderio di comunione.
Buon proseguimento di viaggio a tutti e grazie perché lo condividete.

1 Luglio 2022
Rita Valenti

Grazie don Stefano per i tuoi racconti..ci fai vivere il viaggio in contemporanea…. Taize’ mi commuove e rinnova in me le visite fatte molti anni fa e lo stupore di aver visto tanti giovani in preghiera….davvero ,arrivati a Taize’ ti senti avvolgere dallo spirito che aleggia in questo posto semplice….ancora grazie buon proseguimento????

1 Luglio 2022
Maria Elena Bergamaschi

Grazie. Vivo con voi questa esperienza di “paradiso” che nasce da quell’Amore crocifisso. Preghiamo insieme

1 Luglio 2022

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