Una varietà tra cui riconoscerLo

Christo, The Gates, Central Park, New York City, 2004

Pentecoste (C)

Messa della vigilia: Gen 11,1-9 / Sal 32 / Rm 8,22-27 / Gv 7,37-39
Messa del giorno: At 2,1-11 / Sal 103 / Rm 8,8-17 / Gv 14,15-16.23-26

Vieni, o Spirito del cielo,
manda un raggio di tua luce,
manda il fuoco creatore. 

Misterioso cuor del mondo,
o bellezza salvatrice;
vieni, dono della vita.

Tu sei il vento sugli abissi,
Tu il respiro al primo adamo,
ornamento a tutto il cielo.

Vieni, Luce della Luce,
delle cose Tu rivela
la segreta loro essenza.

Tu sei il fuoco del roveto,
sei la voce dei profeti;
sei parola del futuro.

Vieni a fare della terra
una nuova creazione;
del Signore un solo tempio. 

(David Maria Turoldo)

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole (Gen 11,1). Inizia così il racconto di Babele e della sua torre… detto così sembrerebbe un sogno, una situazione pacifica, idilliaca. Ma siamo così sicuri che basterebbe una sola lingua a garanzia di comprensione, di perfette intese e di unità? A guardarci, ad ascoltarci, non ne saremmo così certi.

Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro» (Gen 11,5-7). Il Dio biblico – che curiosamente ancora una volta, come nel racconto della creazione dell’uomo parla al plurale – sembra intervenire a disfare o a demolire i progetti umani. La confusione invece della comprensione? Perché? Comprendiamo una volta di più che i nostri pensieri, i nostri progetti non sono i suoi. Ma vale la pena di proseguire ad ascoltare… ne fece un comando. L’orecchio prima della bocca. L’ascolto prima di tutto. Un ascolto sottile, affinato… capace di sentire la voce silenziosa di un vento leggero.

Non basta una sola lingua per comprendersi. Lo scoprono presto anche i piccoli dalle cui labbra possono uscire parole buone che danno vita e fanno esistere e parole cattive che tolgono il respiro e feriscono fino ad uccidere. E fanno male a chi le riceve ma anche a chi le ha dette perché non pensava che in una sola lingua ci fosse il doppio senso della lama o il rovescio della stessa medaglia. Non basta dunque una sola lingua. E non è questione di essere poliglotti per quanto potremmo muoverci con maggior disinvoltura anche fuori dai nostri confini. 

C’è una Babele che Dio autorizza. Così leggiamo nelle pagine del primo testamento e Gesù nel Vangelo dirà – quasi a scandalizzarci – di non essere venuto a portare pace sulla terra ma divisione (Mt 10,34)… perché giungiamo a scoprire che i nostri legami umani non possono reggersi solo per la carne e il sangue. Nella stessa carne e nel medesimo sangue si nascondono dissensi, litigi, incomprensioni, divisioni. Non basta nemmeno più dire che viviamo tutti sotto lo stesso cielo o che siamo tutti figli dell’Adamo terrestre. Non basta… e così il racconto deve proseguire e il nostro ascolto si fa più attento, profondo.

Nel giorno della Pentecoste accade l’esatto contrario e proprio a partire da quel giorno si può comprendere come mai si racconta che Dio scese a confondere le lingue degli uomini. Nella Pentecoste è il messaggio a farsi comprensibile pur nella diversità delle lingue. Pensare di costruire l’unità imponendo omologazioni rientra ancora in progetti umani, carnali. Conosciamo perfino gli eccessi di questo modo di costruire l’unità: stermini, pulizie etniche, genocidi di cui la storia è regolarmente macchiata all’inverosimile sono manifestazioni di questo progetto ancora troppo umano. Qualcuno vivrà sempre nel terrore e nella paura d’essere eliminato, cancellato, dimenticato.

Sulla croce il Nazareno consegno lo Spirito. Morire non bastava ancora. Morire è solo carne e sangue. Consegnare lo Spirito è l’altro modo di dire il dono estremo, totale, definitivo. Nell’ultimo respiro è attestato che nulla trattenne per sé. Sarà Paolo, in tempi di persecuzioni, ad elaborare la sua riflessione e giungerà così a dire chiaramente che non si può vivere solo affidandoci a carne e sangue. Occorre vivere sotto l’azione dello Spirito che abita nei nostri cuori. 

L’amore si lega a parole da ascoltare. Ascoltare è amare. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23).  Non è dunque prettamente una questione di lingua. Non c’è un «esperanto della fede», ma una pluralità di popoli, lingue e culture nelle quali l’unico Dio si esprime, si manifesta, si fa conoscere, si avvicina, si rende presente e si rivolge a ciascuno donandogli esistenza, energia e vita. 

«Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio. (At 2,7-11) Un lungo elenco di popoli, almeno quelli conosciuti all’epoca. Almeno quelli presenti. Le nostre assemblee sono così poco rappresentative di quella pluralità che vive già tra le nostre case e nelle nostre strade!

Almeno che impariamo a salutarci, a sorriderci. Rivolgerci la Parola è già amarsi, conoscersi, rispettarsi. Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. È fondamentale per la nostra fede e per la nostra vita che ci ricordiamo delle parole dette da Gesù. È questa l’azione dello Spirito. Lavora sulla nostra capacità di fare memoria e di provare a dire con parole nostre, ai nostri giorni quel medesimo messaggio. Nessuno – dirà ancora San Paolo – può dire che Gesù è il Signore se non è sotto l’azione dello Spirito. Dire che l’uomo di Galilea è Signore significa relativizzare tutto il resto. Nulla ha più valore se non riconoscere la sua signoria, la sua presenza umile e discreta eppure così permanente nella storia dell’uomo. 

Sulla croce – tra le parole che sono state udite e ricordate – disse d’aver anche Lui sete. Ci sono parole-richieste dell’uomo che piacciono anche a Dio. La sorgente l’aveva già nascosta nel suo cuore. Durante un colloquio con la donna di Samaria al pozzo di Giacobbe aveva dato qualche indizio perché l’uomo assetato non smettesse di cercare e imparasse a scendere nelle profondità della carne e oltre il sangue, per scoprire dove sgorga lo Spirito. 

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

… Ma se io, Signore,
tendo l’orecchio
e imparo a discernere i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito nella mia casa,
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.

(Carlo Maria Martini)


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Piccoli Pensieri (5)

Questo pensiero, che per intessersi parte dai filo dell’Antico Testamento, è davvero illuminante rispetto a quella che doveva essere la visione del risultato finale. È un filone unico che dipana e guida a non creare muri ma ponti, non elementi di distinzione ma di inclusione. Non un riferimento a “sarete tutti uguali”, non è questo l’obiettivo, piuttosto comprenderci nonostante le diversità, addirittura anche in forza delle diversità. Su questo ne abbiamo ancora da lavorare, eccome! Che lo Spirito Santo ci illumini tutti a cercare di far tesoro di questo lungimirante insegnamento.

7 Giugno 2022
Savina

“La parola…”
Questo potente mezzo di comunicazione donato all’uomo dal Padre.
Con la parola possiamo esprimere tutto: oggetti, sentimenti, azioni.
Dicono che un buon numero di lingue, cosiddette indoeuropee, hanno una comune matrice nel “sanscrito”.
Forse era l’unica lingua come dice la Bibbia.
E poi il Padre scende a “sparapigliare” tutta l’umanità ed è legittimo chiedersi perché.
Secondo me, è avvenuto per stimolarci a conoscere e imparare il “diverso” per creare relazione.
Quando si incontra qualcuno il primo contatto avviene con la parola e se la lingua è diversa si cerca di impararla per poter comunicare e, dunque, creare relazione, accogliersi nella diversità.
Ma parlare implica anche sapere ascoltare: ascoltare chi ci parla, ascoltare la natura che ci circonda, ascoltare la Parola quando viene proclamata e quindi zittire noi stessi.
Cosa che al giorno d’oggi sembra più faticoso fare.
Parliamo troppo e con parole tante volte vuote, mentre mi sovviene agli occhi della mente l’immagine di un Crocifisso.
Ecco, il Crocifisso ci parla con parole inespresse, comprensibili a tutti se solo vogliamo ascoltare.

5 Giugno 2022
Sr.Regina

Con il cuore di Papa Francesco ,invochiamo dallo Spirito Santo un Chieda in uscita che abbia le radici nella tradizione apostolica e i rami nella profezia dello Spirito x portare frutti di santità…

5 Giugno 2022
Dania

L’Amore non può fare altro che amare, lo fa in tutte le lingue del mondo ed in ogni angolo della terra. E quando ama lo fa gratuitamente, senza aspettarsi ritorni, risposte, ringraziamenti o riconoscimenti… Il Tuo Spirito d’Amore Signore ci aiuti a proseguire su questa strada affinché tutte quelle qualità che i bimbi di catechesi ieri mi hanno elencato come evidenza di Gesù in noi (gioia, gentilezza, pace, amore…solo per dirne alcune) non vengano mai meno. È il Suo buono che ci rende buoni e migliori, che traspare, facendo intravedere il Padre, attraverso il Figlio e ciascun Suo figlio. Grazie per le meravigliose benedizioni di oggi e per i doni del Tuo Spirito che così generosamente profondi nei nostri cuori.

5 Giugno 2022
Emanuela

Per lavoro ho a che fare con colleghi di diverse nazionalità, europei e no.
Ho scoperto ben presto che anche se tutti più o meno parliamo inglese, a volte comunicare non è così semplice. E non è una questione del grado di conoscenza della lingua o dei diversi accenti con cui la parliamo, ma di diversa cultura e atteggiamenti.
Collaborazione, scadenze, rapporti tra colleghi (e tra uomini e donne) non sono uguali nelle diverse culture.
All’inizio, e avvolte ancora oggi, queste diversità creano qualche difficoltà dal punto di vista lavorativo.
Ma se mi guardo indietro, mi accorgo che dal punto di vista umano mi hanno arricchito e mi arricchiscono tantissimo.

5 Giugno 2022

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