Vedere, credere
(At 12,24-13,5 / Sal 66 / Gv 12,44-50)
Christe, Lux mundi, qui sequitur Te,
habebit lumen vitæ, lumen vitæ
Cristo, Luce del mondo, qui segue Te,
avrà la luce della vita.
Le parole di Gesù che ascoltiamo oggi sono pronunciate subito dopo il suo ingresso a Gerusalemme. Sarebbe bene leggere il brano di oggi nell’intero capitolo per contestualizzarlo meglio. Vangelo di Giovanni, capitolo 12. E lo faremo qui, insieme. Si inizia dunque con la cena di Betania in casa di Marta, Maria e Lazzaro, recentemente resuscitato da Gesù. È la cena nella quale il profumo dei cibi viene improvvisamente coperto da un profumo maggiore, per quantità e intensità. È la cena dei trecento grammi di nardo.
Una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. (Gv 12,9). Leggendo l’intero capito ritorna moltissime volte il verbo vedere. Videro cose mai viste prima, videro cose scritte nei profeti che si stavano realizzando. L’indomani della cena di Betania fu il giorno del suo ingresso a Gerusalemme, a dorso d’asino come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina (Gv 12,14-15). Si vedevano folle agitare rami di palma, si udivano grida di gioia, canti di esaltati. A margine di questo ingresso, un po’ dietro le quinte, nella penombra intanto si continuava a tramare la fitta rete della sua morte.
I farisei allora dissero tra loro: «Vedete che non ottenete nulla? Ecco: il mondo è andato dietro a lui!». Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». (Gv 12,19-21)
Il desiderio di vedere è un misto di curiosità e comprensione. Si sentiva parlare di Gesù, di quanto diceva e di quanto faceva. Molti desideravano vederlo. Giovanni, nel suo racconto, sembra far crescere esponenzialmente questo desiderio di vedere Gesù proprio nei giorni in cui egli sarà nascosto nel buio della terra come il chicco di grano. È l’immagine suggerita da Gesù stesso. La morte di Lazzaro come la propria morte annunciata da Gesù stesso, sembra suggerire un troppo tardi…
Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. (Gv 12, 35-36). Seguono alcune citazioni dal libro del profeta Isaia. E chissà quante volte quelle parole citate da Giovanni caddero sotto gli occhi degli studiosi delle Scritture già che faticavano a credere alla opere compiute da Gesù…
Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?»
Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:
«Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore
e non si convertano, e io li guarisca!»
Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. (Gv 12, 37-43)
Il brano di Vangelo che oggi è proposto nella liturgia, segue questi fatti e queste parole. Non credo sia un dettagli aver ricostruito in contesto e gli antefatti. «Mentre la luce si immerge nella vita e prende parte a ciò che esiste, al contrario l’ombra non fa che suscitare domande. Ci siamo talmente abituati a vivere nell’oscurità da arrivare a dubitare che la luce esista. Concediamo cittadinanza al male, lo accettiamo senza riserve. Abbiamo dimenticato che c’è luce a questo mondo.
Abbiamo bisogno di luce. Siamo in cerca di qualcosa che catturi il nostro sguardo e indirizzi il nostro cammino di vita costellato di ombre e qualche volta immerso nella notte più nera. Abbiamo bisogno di tornare a vedere le cose come sono, liberandoci dalle preoccupazioni della mente, dalla pioggia grigia della tristezza, per ritrovare la semplicità luminosa del nostro io profondo» (Pablo d’Ors, Biografia della Luce)
Dal Vangelo secondo Giovanni (12,44-50)
In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Dalla mia oscurità
s’è fatta avanti una Luce
che mi ha illuminato
il cammino.
Kahlil Gibran
Vieni, luce vera, vieni, eterna vita,
vieni, mistero nascosto,
vieni, tesoro senza nome, realtà ineffabile,
vieni, persona che sfuggi alla comprensione umana,
vieni, gioia immortale,
vieni, speranza vera di tutti i salvati,
vieni, risurrezione dei morti,
vieni, tu che la mia povera anima
ha desiderato e desidera,
vieni, Solo verso il solo
perché io sono solo come vedi,
vieni, tu che ti sei fatto mio desiderio,
che hai agito in modo che io ti desiderassi,
tu a cui non può non aspirare ogni uomo.
Vieni, mio respiro e mia vita,
vieni, consolatore della mia miseria,
vieni, mia gioia, mia gloria, mia perenne delizia.
Io ti ringrazio, perché senza confusione e alterazione
ti sei fatto un solo spirito con me,
e benché tu sia Dio al di sopra di ogni cosa,
sei diventato per me tutto in tutte le cose.
(San Simeone il Nuovo Teologo)
Come avrei voluto vivere al tempo di Gesù, poter ascoltare direttamente le sue parole, rimanere incantata davanti ai suoi segni.
Bene esprimono le invocazioni di San Simeone, riportate sopra.
Un grande desiderio di poter incontrare Gesù, contemplandolo nella sua natura umana, per riuscire ad accoglierlo perché ispirata dal Padre.
Oggi sì, più che mai, abbiamo bisogno di invocare la sua venuta, ci stiamo smarrendo sempre più.