Visioni, viste e vedute…
(Is 29,17-24 / Sal 26 / Mt 9,27-31)
COME L’AURORA
Come l’aurora verrai,
le tenebre in luce cambierai,
Tu per noi, Signore.
Come la pioggia cadrai,
sui nostri deserti scenderai:
scorrerà l’amore.
Tutti i nostri sentieri percorrerai
Tutti i figli dispersi raccoglierai
Chiamerai da ogni terra il Tuo popolo
In eterno Ti avremo con noi
Re di giustizia sarai,
le spade in aratri forgerai,
ci darai la pace.
Lupo ed agnello vedrai
insieme sui prati dove mai
tornerà la notte.
Tutti i nostri sentieri percorrerai
Tutti i figli dispersi raccoglierai.
Chiamerai da ogni terra il Tuo popolo
in eterno Ti avremo con noi.
Dio di salvezza Tu sei
e come una stella sorgerai
su di noi per sempre.
E chi non vede, vedrà;
chi ha chiusi gli orecchi sentirà,
canterà di gioia.
Tutti i nostri sentieri percorrerai
Tutti i figli dispersi raccoglierai
Chiamerai da ogni terra il Tuo popolo
In eterno Ti avremo con noi
Dal Vangelo secondo Matteo (9,27-31)
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Ciechi… ma non sordi. Sicché nella loro cecità avranno potuto udire le parole di Isaia: «Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno». (Is 29,18). E da quel momento non smisero di cercare Colui che poteva mostrare con la sua stessa vita questa Parola. E semmai non avessero ascoltato le parole del profeta, avranno forse ascoltato ciò che c’era da tempo nel loro cuore. E non è neppure detto che aperti gli occhi ci si rallegri di vedere… che forse era meglio immaginare nel proprio cuore un mondo che ancora non è. Sono visioni quelle di Isaia in tempi in cui vedere chiaro non era semplice, tempi in cui la realtà appariva distorta. Quando dunque possiamo avere la certezza di vedere chiaramente? Quando dunque la realtà apparirà nella sua evidente chiarezza?
Ciechi… ma non muti. Non potevano far altro che gridare. Gesù si allontanava ed essi lo inseguivano come l’oggetto di un desiderio, come colui che poteva realizzare quella visione interiore. Lui si allontanava ed essi lo seguivano e poi si avvicinarono. Mi colpisce questo desiderio comune. Non è solo la cecità ad accomunare questi due uomini, ma pure il loro desiderio di vedere, questa comunanza di fede. Altrove Gesù aveva detto: ««Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?» (Lc 6,39). Ma Gesù li vede camminare uniti da quel desiderio che diventa una medesima e condivisa richiesta. Camminano nella fede e non ancora nella visione (2 Cor 5,7) ma sorprende questo camminare insieme, come a riconoscere che il bisogno dell’uno è sempre anche il bisogno dell’altro. Abbiamo veramente da imparare dalla fede di questi due ciechi che non è solo bisogno di vedere, ma è già capacità di riconoscere nell’altro i medesimi bisogni… e non resta loro che unirsi in un medesimo grido, in una medesima supplica, in una stessa preghiera.
Non diritti individuali da rivendicare, ma un bisogno corale dell’uomo che si incarna nella preghiera di questi due ciechi. Che visione! E come la preghiera dell’uno sosteneva la preghiera dell’altro, così ne sarà della loro stessa testimonianza. E i due ciechi, ritrovata la vista entrarono a far parte di quel «noi» dei testimoni, che non sarà mai esclusivo ma sempre includente. Scrive Giovanni nella sua prima lettera: «Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato […] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi». (1 Gv 1,1.3)
Questa è la fede che attira lo sguardo di Gesù. Questa è fede che guarisce, una fede capace di sentire i bisogni altrui come fossero propri bisogni. Una fede che, nel momento del bisogno, sa unire per rendere più forte la richiesta e più credibile la testimonianza.
Lumière des hommes, nous marchons vers Toi, Fils de Dieu, Tu nous sauvera.
Luce degli uomini, noi camminiamo verso Te, Figlio di Dio, Tu ci salverai.
Il Signore è mia luce e mia salvezza
di chi avrò paura?
Il Signore è la forza della mia vita
di chi avrò timore? […]
Una sola cosa ho chiesto al Signore
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita
contemplare la bellezza del Signore
cercarne la presenza. […]
Signore, ascolta la mia voce,
io grido pietà di me, rispondi,
il mio cuore mi ridice il tuo invito:
«Cercate il mio volto!»
il tuo volto, Signore, io cerco
non nascondermi il tuo volto! […]
Sono certo di contemplare la bellezza del Signore
sulla terra dei viventi
spera nel Signore, sii forte, rinsalda il cuore
spera nel Signore.
(salmo 27)
Lumière des hommes, nous marchons vers Toi, Fils de Dieu, Tu nous sauvera.
Luce degli uomini, noi camminiamo verso Te, Figlio di Dio, Tu ci salverai.
Entrare nei panni degli altri per capirne i bisogni non basta, bisogna riconoscerli come persone, meglio come fratelli e insieme camminare; per risolvere i problemi, er raggiungere la meta:la piena umanità.
Grazie, don Stefano, perché accanto alla riflessione evangelica ci accompagni attraverso la bellezza delle opere d’arte ad affinare anche i nostri occhi e il nostro cuore.